La scorsa settimana il Centro studi Confartigianato Sicilia ha presentato un report all’Assemblea regionale sul tema della WarEconomy. Il focus ha messo in evidenza quali problemi l’aumento dell’inflazione sta provocando alle famiglie e alle imprese siciliane.
Con riferimento al mese di aprile 2022, ultimo dato disponibile, la dinamica tendenziale dei prezzi al consumo si attesta in Sicilia al +6,9%, secondo incremento più elevato dopo quello del Trentino A.A. e superiore rispetto al +6,0% rilevato a livello nazionale.
Tra le voci di spesa che subiscono un incremento decisivo dei prezzi, troviamo quella riferita ad abitazioni, acqua ed elettricità, il cui incremento è per 98% correlato al deragliamento del prezzo dell’elettricità: in Sicilia tale voce di spesa segna un +23,2% che la posiziona al 13° posto.
Messina è la seconda città con l’incremento maggiore (+23,5%) dietro a Catania (+24,1%).
Per la città dello stretto, dati incoraggianti arrivano dal settore turistico che sembra fare da traino al rilancio di tutte quelle attività penalizzate dagli ultimi due anni di pandemia. Messina infatti risulta essere quella con la migliore percentuale di crescita economica legata al turismo, seguita da Trapani.
Altro dato interessante del report, commenta il segretario di Confartigianato Messina, Francesco Giancola, è quello legato alla nascita di nuove imprese. Le iscrizioni, spiega Giancola, “sono uno degli elementi di riferimenti per capire come reagisce il tessuto produttivo del nostro Paese ad un periodo critico come questo”.
Nonostante nel primo trimestre 2022 in Sicilia le iscrizioni restano inferiori sia rispetto allo stesso periodo del 2021 (-11,5%) che rispetto al I trimestre 2019 (-21,8%), a livello provinciale le migliori performance delle iscrizioni al I trimestre 2022 rispetto al 2021 le rileviamo per Siracusa (+2,8%) e Messina (+2,6%).
Questo dato, continua Giancola, “dimostra come i nostri imprenditori siano pronti a rialzarsi e investire ancora nonostante gli ultimi due anni siano stati i peggiori in assoluto dal punto di vista della produttività. Ciò che serve, oltre alla fine della guerra che tutti ci auguriamo, è un intervento dello Stato che possa permettere alla filiera produttiva di lavorare in condizioni tali da poter garantire uno standard elevato senza dover ricorrere a tagli del personale o aumento dei prezzi sul prodotto finale”.